Papa Leone XIV Francis Prevost

eletto nel giorno della Supplica alla Madonna di Pompei (voluta da Leone XIII):

«Maria deve camminare con noi»

8 Maggio 2025

 

Papa Leone XIV presenta lo stemma e il motto ispirati a Sant'Agostino: cosa significano

Un cardinale rivela: "Al Conclave Prevost ha avuto molto più di 100 voti" | Lui: "Raccogliamo eredità e riprendiamo il cammino di Francesco"

                                 "Nell’unico Cristo siamo uno".

L0 SCUDO

Lo stemma raffigura uno scudo diviso diagonalmente in due settori. Nella parte superiore, su sfondo azzurro, è raffigurato un giglio bianco. Nella parte inferiore, su sfondo chiaro, compare un’immagine che richiama l’Ordine di Sant’Agostino: un libro chiuso, sormontato da un cuore trafitto da una freccia. Il simbolo fa riferimento all’esperienza di conversione di Sant’Agostino, espressa con le parole: «Vulnerasti cor meum verbo tuo» – «Hai trafitto il mio cuore con la tua Parola».

 

Il MOTTO

 
l messaggio è che la missione di Prevost è quella di rendere la Chiesa missionaria e mariana, unita, pur nelle diversità e nell’amore a Cristo Salvatore e disposta a soffrire e a impegnare tutta sé stessa nel servizio del popolo cristiano. Il motto riprende le parole di Sant’Agostino nel commento al Salmo 127.


 

 

Cardinale Robert Francis Prevost eletto Papa con il nome di Leone XIV

Alle 18:08, alla quarta votazione del Conclave, una fumata bianca dal comignolo della Cappella Sistina ha annunciato al mondo che la Chiesa ha un nuovo Pontefice. 

Si tratta di Robert Francis Prevost, 69 anni, originario di Chicago, che ha scelto il nome di Leone XIV. Con questa elezione, la Chiesa vive un momento storico: è la prima volta che un nordamericano viene eletto Papa.

L'annuncio ufficiale è stato dato dal cardinale protodiacono Dominique Mamberti, seguito da un lungo boato e da un applauso caloroso delle oltre 150mila persone radunate in Piazza San Pietro

Prevost, visibilmente commosso, si è affacciato dalla loggia delle benedizioni e ha salutato i fedeli con le parole: “La pace sia con tutti voi”, ringraziando poi l'operato di Papa Francesco, suo predecessore.

Il nuovo Pontefice appartiene all’Ordine degli Agostiniani e porta con sé una ricca esperienza pastorale e missionaria. In particolare, ha svolto un lungo servizio in Perù, dove è stato anche vescovo di Chiclayo. 

Prima della sua elezione, ricopriva il ruolo di prefetto del Dicastero per i vescovi e presidente della Pontificia commissione per l’America Latina.

Nel suo primo discorso, Leone XIV ha rivolto un appello accorato all’unità e al dialogo“Aiutateci anche voi, gli uni gli altri, a costruire ponti, con il dialogo, con l’incontro, unendoci tutti per essere un solo popolo sempre in pace”. 

Ha quindi recitato un’Ave Maria con i fedeli in occasione della festa della Madonna di Pompei e ha voluto dedicare la sua prima preghiera come Papa alla pace nel mondo.

 

Il nuovo PapaRobert Francis Prevost, è il primo nordamericano della storia, il 267esimo della Chiesa cattolica, e il quattordicesimo a prendere il nome di Leone.

È nato a Chicago, nell'Illinois, Stati Uniti, il 14 settembre 1955, ha dunque 69 anni. Prevost ha origini francesi, italiane e spagnole.

È stato eletto pontefice l’8 maggio 2025 e succede a Jorge Mario Bergoglio. Prima degli studi sacerdotali ha studiato matematica e si è laureato in filosofia a Philadelphia.

L'appello per la pace di Papa Prevost nel primo saluto ai fedeli

"Arrivi una pace disarmata e disarmante", ha dichiarato dal balcone centrale della basilica di San Pietro, lanciando un appello a "costruire ponti" e ha ringraziato il suo predecessore.

Prevost è entrato nella Chiesa nel 1981 e l'anno successivo è stato nominato presbitero a Roma da monsignor Jean Jadot.

A lungo ha lavorato in Perù , il che gli ha permesso di ottenere anche la cittadinanza del Paese sudamericano.

È dunque un profondo conoscitore dell’America Latina. Ha prima prestato servizio a Chulucanas, poi nel 2014 Bergoglio lo ha nominato amministratore apostolico e vescovo di Chiclayo.

Il 30 gennaio 2023 è stato nominato da Papa Francesco prefetto del Dicastero per i vescovi ed è stato anche presidente della Pontificia commissione per l'America latina.

Proveniente dall'Ordine di Sant’Agostino, del quale è stato anche due volte priore generale, ha sostenuto le riforme del pontefice argentino durante il suo papato, in particolare quelle riguardanti i cambiamenti dell’architettura istituzionale interna. 

Negli ultimi tempi si è anche esposto con parole critiche nei confronti di alcune scelte politiche della nuova amministrazione statunitense guidata da Donald Trump, in particolare per quanto riguarda i diritti dei migranti.

Un moderato alla guida della Chiesa cattolica

Descritto come una persona riservata, in più di un’occasione si è espresso a favore di una Chiesa più aperta, più inclusiva e più vicina ai fedeli.

Anche su temi come i cambiamenti climatici o i migranti è su posizioni piuttosto progressiste, ma prima del Conclave era comunque considerato un moderato, poiché ad esempio più prudente sulle questioni sociali e sui diritti civili

La scelta del nome di Leone è probabilmente un segno di continuità con la figura di Leone XIII, Vincenzo Gioacchino Raffaele Luigi Pecci, 256esimo vescovo di Roma, che fu Papa dal 1878 al 1903.

Questi si distinse per un'apertura sociale, tanto che gli fu attribuito l'appellativo di "Papa dei lavoratori".

La scelta del nome Leone

La sua attività fu particolarmente prolifica, prova ne è il fatto che scrisse ben 86 encicliche.

La sua più famosa tra di esse fu senza dubbio la Rerum Novarum, che portò con sé un profondo cambiamento nella Chiesa cattolica.

Il documento è considerato infatti il fondamento della dottrina sociale della Chiesa moderna, essendo il primo ad aver affrontato direttamente il tema.

In particolare, l'enciclica si era concentrata su una questione fondamentale per l'epoca, ma attuale ancora ai giorni nostri: quella delle remunerazioni dei lavoratori.

Indicando a chiare lettere come la dignità della persona debba sempre essere rispettata, e che un salario deve permettere un adeguato sostentamento per le famiglie.

 

 

Breve biografia di Papa Leone XIV,

“ umile accanto agli umili”

Papa Leone XIV, nato Robert Francis Prevost il 14 settembre 1955 a Chicago, Illinois, è il 267º pontefice della Chiesa cattolica e il primo papa statunitense della storia. È stato eletto l'8 maggio 2025 e ha scelto il nome di Leone XIV, riprendendo una tradizione papale che non veniva utilizzata da oltre un secolo.

Formazione e vocazione religiosa

Fin da giovane, Prevost ha mostrato una forte inclinazione verso la vita religiosa. Ha studiato presso la Villanova University, conseguendo una laurea in matematica nel 1977. Successivamente, ha intrapreso il cammino sacerdotale nell'Ordine di Sant'Agostino, emettendo i voti solenni nel 1981. Ha completato la sua formazione teologica presso la Catholic Theological Union di Chicago e ha ottenuto un dottorato in diritto canonico presso la Pontificia Università San Tommaso d'Aquino (Angelicum) a Roma.

Missione in Perù e carriera ecclesiastica

Dal 1985, Prevost ha svolto una lunga missione in Perù, dove ha ricoperto ruoli di responsabilità come parroco, formatore e docente di diritto canonico. La sua esperienza in America Latina ha influenzato profondamente il suo approccio pastorale. Nel 2014, Papa Francesco lo ha nominato vescovo di Chiclayo, e nel 2023 è stato elevato al rango di cardinale, assumendo la guida del Dicastero per i Vescovi.

Elezione a Papa

Nel conclave del 2025, Prevost è stato eletto papa al quarto scrutinio, diventando il primo pontefice nordamericano della storia. Nel suo primo discorso, ha invocato la pace e ha ricordato il suo predecessore, Papa Francesco. La sua elezione ha segnato un momento storico per la Chiesa, evidenziando l'importanza delle esperienze missionarie e pastorali nella governance ecclesiastica5.

Curiosità

  • Leone XIV parla fluentemente inglese, spagnolo, italiano, francese e portoghese, oltre a conoscere il latino e il tedesco.
  • È considerato vicino alla sensibilità di Papa Francesco, soprattutto per quanto riguarda la tutela dell'ambiente e il contrasto al cambiamento climatico.
  • Ha radici francesi, italiane e spagnole, ereditate dai suoi genitori Louis Marius Prevost e Mildred Martínez.

 

 

 

 

 

Il primo discorso di Papa Leone XIV:

"La pace sia con tutti voi, disarmata e disarmante"

 

 

Pace è la parola chiave, ripetuta ben 10 volte nel discorso che ha preceduto la prima benedizione "Urbi et Orbi" di un commosso ed emozionato Papa Leone XIV, subito dopo la sua elezione a nuovo vicario di Cristo, 8 Maggio 2025

"La pace sia con tutti voi!", ha detto il già cardinale statunitense Robert Francis Prevost, affacciato dalla Loggia esterna della Benedizione della basilica di San Pietro.

"Questo è il primo saluto del Cristo Risorto, il buon pastore che ha dato la vita per il gregge di Dio. Anch'io vorrei che questo saluto di pace entrasse nel vostro cuore, raggiungesse le vostre famiglie, a tutte le persone, ovunque siano, a tutti i popoli, a tutta la terra. La pace sia con voi!", ha detto Leone XIV alle oltre 150mila persone nella piazza sottostante, tra chi piangeva di gioia e chi intonava cori con il nome del nuovo Pontefice.

Papa Leone XIV: "Una pace disarmata e disarmante, umile e perseverante"

"Questa è la pace del Cristo Risorto, una pace disarmata e una pace disarmante, umile e perseverante. Proviene da Dio, Dio che ci ama tutti incondizionatamente", ha continuato Papa Leone XIV, pronunciando quella che forse è la frase più importante di tutto il suo discorso, quella che sicuramente resterà nella storia.

Poi Prevost ha ricordato il suo predecessore, scomparso lo scorso 21 aprile: "Ancora conserviamo nei nostri orecchi quella voce debole ma sempre coraggiosa di Papa Francesco che benediva Roma. Il Papa che benediva Roma dava la sua benedizione al mondo, al mondo intero, quella mattina del giorno di Pasqua. Consentitemi di dar seguito a quella stessa benedizione: Dio ci vuole bene, Dio vi ama tutti, e il male non prevarrà".

"Siamo tutti nelle mani di Dio. Pertanto, senza paura, uniti mano nella mano con Dio e tra di noi andiamo avanti. Siamo discepoli di Cristo. Cristo ci precede. Il mondo ha bisogno della sua luce. L'umanità necessita di lui come il ponte per essere raggiunta da Dio e dal suo amore", ha continuato Papa Leone XIV, che poi ha proseguito con un altro dei passaggi fondamentali del suo primo discorso.

"Aiutateci anche voi, poi gli uni gli altri a costruire ponti, con il dialogo, con l'incontro, unendoci tutti per essere un solo popolo sempre in pace. Grazie a Papa Francesco", ha detto il Pontefice lanciando un appello non solo alle persone comuni, ma anche ai leader mondiali.

Il ringraziamento ai cardinali e alla diocesi di Chiclayo

"Voglio ringraziare anche tutti i confratelli cardinali che hanno scelto me per essere successore di Pietro e camminare insieme a voi, come Chiesa unita cercando sempre la pace, la giustizia, cercando sempre di lavorare come uomini e donne fedeli a Gesù Cristo, senza paura, per proclamare il Vangelo, per essere missionari", ha affermato Prevost, che ha poi ricordato il suo ordine di appartenenza, di cui è stato anche due volte priore generale.

"Sono un figlio di Sant’Agostino, agostiniano, che ha detto: 'con voi sono cristiano e per voi vescovo'. In questo senso possiamo tutti camminare insieme verso quella patria che Dio ci ha preparato".

"Alla Chiesa di Roma un saluto speciale. Dobbiamo cercare insieme come essere una Chiesa missionaria, una Chiesa che costruisce i ponti, il dialogo, sempre aperta a ricevere come questa piazza con le braccia aperte. Tutti, tutti coloro che hanno bisogno della nostra carità, la nostra presenza, il dialogo e l'amore", ha continuato Robert Francis Prevost.

Poi il Santo Padre ha rivolto un saluto e un ringraziamento in spagnolo alla diocesi di Chiclayo, in Perù, il Paese dove Prevost ha trascorso gran parte del suo servizio, prima come missionario e poi come arcivescovo, e che gli ha permesso anche di ottenere la cittadinanza.

L'Ave Maria e la benedizione "Urbi et Orbi"

"A tutti voi, fratelli e sorelle di Roma, d'Italia, di tutto il mondo, vogliamo essere una Chiesa sinodale, una Chiesa che cammina, una Chiesa che cerca sempre la pace, che cerca sempre la carità, che cerca sempre di essere vicino specialmente a coloro che soffrono", ha detto Papa Leone XIV, prima di concludere.

"Oggi è il giorno della supplica alla Madonna di Pompei. Nostra madre Maria vuole sempre camminare con noi, starci vicino, aiutarci con la sua intercessione e il suo amore. Allora vorrei pregare insieme a voi. Preghiamo insieme per questa nuova missione, per tutta la Chiesa, per la pace nel mondo e chiediamo questa grazia speciale a Maria, nostra Madre", ha concluso il Santo Padre prima di recitare l'Ave Maria all'unisono con 150mila fedeli.

Prima di congedarsi con la folla di piazza San Pietro, al termine del suo primo discorso da Papa, Leone XIV ha impartito la sua prima Benedizione apostolica "Urbi et Orbi" che, oltre all'elezione, il Pontefice impartisce solo nei giorni di Natale e Pasqua.

 

 

Domenica 11 maggio 2025

Il Papa durante il suo primo Regina Coeli difende

 il popolo ucraino e chiede una “pace giusta e duratura”

 

Papa Leone XIV ha celebrato il suo primo Regina Coeli dalla Loggia della Basilica di San Pietro, davanti a una folla di oltre 100.000 fedeli. Durante il suo discorso, ha sottolineato l'importanza della pace, chiedendo il cessate il fuoco in Ucraina e Gaza

 

CELEBRAZIONE EUCARISTICA
PER L’INIZIO DEL MINISTERO PETRINO DEL VESCOVO DI ROMA LEONE XIV

OMELIA DEL SANTO PADRE LEONE XIV

Piazza San Pietro
Domenica, 18 maggio 2025

Cari fratelli Cardinali,
fratelli nell’Episcopato e nel Sacerdozio,
distinte Autorità e Membri del Corpo Diplomatico!
Un saluto ai pellegrini venuti in occasione del Giubileo delle Confraternite!

Fratelli e sorelle, saluto tutti voi, con il cuore colmo di gratitudine, all’inizio del ministero che mi è stato affidato. Scriveva Sant’Agostino: «Ci hai fatti per te, [Signore,] e il nostro cuore non ha posa finché non riposa in te» (Le Confessioni, 1, 1.1).

In questi ultimi giorni, abbiamo vissuto un tempo particolarmente intenso. La morte di Papa Francesco ha riempito di tristezza il nostro cuore e, in quelle ore difficili, ci siamo sentiti come quelle folle di cui il Vangelo dice che erano «come pecore senza pastore» (Mt 9,36). Proprio nel giorno di Pasqua abbiamo ricevuto la sua ultima benedizione e, nella luce della Risurrezione, abbiamo affrontato questo momento nella certezza che il Signore non abbandona mai il suo popolo, lo raduna quando è disperso e «lo custodisce come un pastore il suo gregge» (Ger 31,10).

In questo spirito di fede, il Collegio dei Cardinali si è riunito per il Conclave; arrivando da storie e strade diverse, abbiamo posto nelle mani di Dio il desiderio di eleggere il nuovo successore di Pietro, il Vescovo di Roma, un pastore capace di custodire il ricco patrimonio della fede cristiana e, al contempo, di gettare lo sguardo lontano, per andare incontro alle domande, alle inquietudini e alle sfide di oggi. Accompagnati dalla vostra preghiera, abbiamo avvertito l’opera dello Spirito Santo, che ha saputo accordare i diversi strumenti musicali, facendo vibrare le corde del nostro cuore in un’unica melodia.

Sono stato scelto senza alcun merito e, con timore e tremore, vengo a voi come un fratello che vuole farsi servo della vostra fede e della vostra gioia, camminando con voi sulla via dell’amore di Dio, che ci vuole tutti uniti in un’unica famiglia.

Amore e unità: queste sono le due dimensioni della missione affidata a Pietro da Gesù.

Ce lo narra il brano del Vangelo, che ci conduce sul lago di Tiberiade, lo stesso dove Gesù aveva iniziato la missione ricevuta dal Padre: “pescare” l’umanità per salvarla dalle acque del male e della morte. Passando sulla riva di quel lago, aveva chiamato Pietro e gli altri primi discepoli a essere come Lui “pescatori di uomini”; e ora, dopo la risurrezione, tocca proprio a loro portare avanti questa missione, gettare sempre e nuovamente la rete per immergere nelle acque del mondo la speranza del Vangelo, navigare nel mare della vita perché tutti possano ritrovarsi nell’abbraccio di Dio.

Come può Pietro portare avanti questo compito? Il Vangelo ci dice che è possibile solo perché ha sperimentato nella propria vita l’amore infinito e incondizionato di Dio, anche nell’ora del fallimento e del rinnegamento. Per questo, quando è Gesù a rivolgersi a Pietro, il Vangelo usa il verbo greco agapao, che si riferisce all’amore che Dio ha per noi, al suo offrirsi senza riserve e senza calcoli, diverso da quello usato per la risposta di Pietro, che invece descrive l’amore di amicizia, che ci scambiamo tra di noi.

Quando Gesù chiede a Pietro: «Simone, figlio di Giovanni, mi ami?» (Gv 21,16), si riferisce dunque all’amore del Padre. È come se Gesù gli dicesse: solo se hai conosciuto e sperimentato questo amore di Dio, che non viene mai meno, potrai pascere i miei agnelli; solo nell’amore di Dio Padre potrai amare i tuoi fratelli con un “di più”, cioè offrendo la vita per i tuoi fratelli.

A Pietro, dunque, è affidato il compito di “amare di più” e di donare la sua vita per il gregge. Il ministero di Pietro è contrassegnato proprio da questo amore oblativo, perché la Chiesa di Roma presiede nella carità e la sua vera autorità è la carità di Cristo. Non si tratta mai di catturare gli altri con la sopraffazione, con la propaganda religiosa o con i mezzi del potere, ma si tratta sempre e solo di amare come ha fatto Gesù.

Lui – afferma lo stesso Apostolo Pietro – «è la pietra, che è stata scartata da voi, costruttori, e che è diventata la pietra d’angolo» (At 4,11). E se la pietra è Cristo, Pietro deve pascere il gregge senza cedere mai alla tentazione di essere un condottiero solitario o un capo posto al di sopra degli altri, facendosi padrone delle persone a lui affidate (cfr 1Pt 5,3); al contrario, a lui è richiesto di servire la fede dei fratelli, camminando insieme a loro:  tutti, infatti, siamo costituiti «pietre vive» (1Pt 2,5), chiamati col nostro Battesimo a costruire l’edificio di Dio nella comunione fraterna, nell’armonia dello Spirito, nella convivenza delle diversità. Come afferma Sant’Agostino: «La Chiesa consta di tutti coloro che sono in concordia con i fratelli e che amano il prossimo» (Discorso 359, 9).

Questo, fratelli e sorelle, vorrei che fosse il nostro primo grande desiderio: una Chiesa unita, segno di unità e di comunione, che diventi fermento per un mondo riconciliato.

In questo nostro tempo, vediamo ancora troppa discordia, troppe ferite causate dall’odio, dalla violenza, dai pregiudizi, dalla paura del diverso, da un paradigma economico che sfrutta le risorse della Terra ed emargina i più poveri. E noi vogliamo essere, dentro questa pasta, un piccolo lievito di unità, di comunione, di fraternità. Noi vogliamo dire al mondo, con umiltà e con gioia: guardate a Cristo! Avvicinatevi a Lui! Accogliete la sua Parola che illumina e consola! Ascoltate la sua proposta di amore per diventare la sua unica famiglia: nell’unico Cristo noi siamo uno. E questa è la strada da fare insieme, tra di noi ma anche con le Chiese cristiane sorelle, con coloro che percorrono altri cammini religiosi, con chi coltiva l’inquietudine della ricerca di Dio, con tutte le donne e gli uomini di buona volontà, per costruire un mondo nuovo in cui regni la pace.

Questo è lo spirito missionario che deve animarci, senza chiuderci nel nostro piccolo gruppo né sentirci superiori al mondo; siamo chiamati a offrire a tutti l’amore di Dio, perché si realizzi quell’unità che non annulla le differenze, ma valorizza la storia personale di ciascuno e la cultura sociale e religiosa di ogni popolo.

Fratelli, sorelle, questa è l’ora dell’amore! La carità di Dio che ci rende fratelli tra di noi è il cuore del Vangelo e, con il mio predecessore Leone XIII, oggi possiamo chiederci: se questo criterio «prevalesse nel mondo, non cesserebbe subito ogni dissidio e non tornerebbe forse la pace?» (Lett. encRerum novarum, 21).

Con la luce e la forza dello Spirito Santo, costruiamo una Chiesa fondata sull’amore di Dio e segno di unità, una Chiesa missionaria, che apre le braccia al mondo, che annuncia la Parola, che si lascia inquietare dalla storia, e che diventa lievito di concordia per l’umanità.

Insieme, come unico popolo, come fratelli tutti, camminiamo incontro a Dio e amiamoci a vicenda tra di noi.

Papa Leone XIV